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lunedì 17 febbraio 2014

"LA VITA CHE NON CIE" da oggi è visibile online gratuitamente.

"LA VITA CHE NON CIE" da oggi è visibile online gratuitamente.
Su youtube i tre corti di Alexandra D'Onofrio sui centri di identificazione ed espulsione (CIE) prodotti da Fortress Europe nel 2012.
Lo avevamo deciso da tempo. Ma abbiamo anticipato l'uscita dopo i fatti gravissimi dell'ultimo mese.

SPAGNA, 6 febbraio: Ufficiali della Guardia civil aprono il fuoco su un centinaio di giovani che tentano a nuoto di aggirare la frontiera di Ceuta, e uccidono 14 persone. (http://fortresseurope.blogspot.com/)

GRECIA, 19 gennaio: qualche "giustiziere" della guardia costiera greca pensa bene di speronare una barca di siriani e afgani davanti all'isola di Farmakonisi, nel Dodecaneso, uccidendo così 9 donne e 3 bambini. (http://fortresseurope.blogspot.com/)

Domanda. Perché l'Europa è pronta ad uccidere pur di fermare poche migliaia di persone che tentano di varcare i suoi confini dal Mediterraneo, quando da ormai sette anni (01/01/2007) ha aperto le frontiere a milioni di lavoratori dell'est europa (Romania e Polonia in primis) e più recentemente (dal 2010) a milioni di lavoratori dei Balcani (Albania in primis)?

Seguendo lo stesso ragionamento: perché l'Europa spende miliardi di euro per le espulsioni se l'obiettivo non sono i rimpatri?

Secondo i dati MEDU, dai CIE italiani nel 2013 sono stati espulsi l'1% dei lavoratori senza documenti: 2.749 rimpatri a fronte di 300mila lavoratori senza documenti che vivono in italia.

Possibile che poche migliaia di arrivi via mare alterino davvero i flussi migratori sul mercato del lavoro europeo, a fronte di milioni di lavoratori in libera circolazione dall'est Europa?

Possibile che l'ipotesi chiusura dei CIE sconvolga i dati sulla presenza di lavoratori senza documenti, visto che di fatto le espulsioni coinvolgono solo l'1% di quella popolazione?

La verità è che vuoi per motivi culturali, vuoi per motivi di diritto, vuoi per motivi di efficienza, la soluzione è una sola: libertà di circolazione.

E per questo motivo mettiamo online il film di Alexandra, perché queste storie circolino il più possibile. Aiutateci voi con il passaparola. Perché se prima non cambiamo il racconto della frontiera, la sua estetica diciamo, non potremo poi cominciare a parlare di libertà di movimento.

Smettete di credere che dal Mediterraneo arrivi l'invasione. E smettete di credere che le espulsioni siano strumenti di governo delle emigrazioni. Per un semplice motivo: non è vero.


VEDI QUI: 

 http://www.youtube.com/watch?v=hXDdeYwytyw


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