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lunedì 17 febbraio 2014

ELISA SALA, PARTIGIANA

ELISA SALA. Staffetta partigiana, a 21 anni fu torturata e assassinata dai militi repubblichini a MONZA il 17 febbraio 1945.
ELISA SALA. Staffetta partigiana, a 21 anni fu torturata e assassinata dai militi repubblichini a MONZA il 17 febbraio 1945.

Col nome  di “Anna”, diventata staffetta della 150ma Brigata GAP “Diomede”. manteneva i contatti tra le formazioni dislocate nel territorio della Brianza e quelle della Bergamasca, avventurandosi in bicicletta verso Lecco e le alture sovrastanti. A volte prendeva la strada verso Trezzo sull’Adda, per raggiungere i partigiani con i quali era collegata ad Osio Sotto o andava verso la Val Brembana.

Un giorno, mentre si trovava con i partigiani di un distaccamento di San Giovanni Bianco, “Anna” apprese da un’altra staffetta che i fascisti avevano fucilato a Vimercate alcuni patrioti. Pensò che sua madre non aveva più da tempo sua notizie e decise di rassicurarla tornando a Monza.

Passando da Vimercate tornò a Monza, riabbracciò la famiglia e il giorno 16, convinta di non essere stata notata, decise di recarsi al cimitero per rendere omaggio alla tomba del padre. Sulla strada non fece caso ad un’auto che la seguiva e dalla quale balzarono improvvisamente fuori due individui che la fermarono prendendola per le braccia e sotto lo sguardo atterrito dei passanti la gettarono brutalmente nella macchina: erano i militi fascisti dell'ufficio politico della polizia investigativa. Fu condotta alla casa del fascio che si trovava in piazza Trento Trieste, dove subì il primo interrogatorio, ma, visto il vano tentativo di farla parlare,  fu condotta nella camera della tortura della Villa Reale di Monza. 
Ormai ridotta in fin di vita, fu eliminata con quattro colpi di pistola alla testa. Il mattino del 17 il cadavere martoriato della ragazza, con le dita spezzate, fu notato da un passante sulla strada tra Macherio e Sovico.
Gli abitanti di Sovico la portarono in paese. Al suo funerale parteciparono, oltre alla madre straziata, molte persone accorse anche dai paesi vicini.
Al suo nome è intitolato il circolo dell'Anpi di Sovico-Macherio.

Col nome di “Anna”, diventata staffetta della 150ma Brigata GAP “Diomede”. manteneva i contatti tra le formazioni dislocate nel territorio della Brianza e quelle della Bergamasca, avventurandosi in bicicletta verso Lecco e le alture sovrastanti. A volte prendeva la strada verso Trezzo sull’Adda, per raggiungere i partigiani con i quali era collegata ad Osio Sotto o andava verso la Val Brembana.

Un giorno, mentre si trovava con i partigiani di un distaccamento di San Giovanni Bianco, “Anna” apprese da un’altra staffetta che i fascisti avevano fucilato a Vimercate alcuni patrioti. Pensò che sua madre non aveva più da tempo sua notizie e decise di rassicurarla tornando a Monza.

Passando da Vimercate tornò a Monza, riabbracciò la famiglia e il giorno 16, convinta di non essere stata notata, decise di recarsi al cimitero per rendere omaggio alla tomba del padre. Sulla strada non fece caso ad un’auto che la seguiva e dalla quale balzarono improvvisamente fuori due individui che la fermarono prendendola per le braccia e sotto lo sguardo atterrito dei passanti la gettarono brutalmente nella macchina: erano i militi fascisti dell'ufficio politico della polizia investigativa. Fu condotta alla casa del fascio che si trovava in piazza Trento Trieste, dove subì il primo interrogatorio, ma, visto il vano tentativo di farla parlare, fu condotta nella camera della tortura della Villa Reale di Monza.
Ormai ridotta in fin di vita, fu eliminata con quattro colpi di pistola alla testa. Il mattino del 17 il cadavere martoriato della ragazza, con le dita spezzate, fu notato da un passante sulla strada tra Macherio e Sovico.
Gli abitanti di Sovico la portarono in paese. Al suo funerale parteciparono, oltre alla madre straziata, molte persone accorse anche dai paesi vicini.
Al suo nome è intitolato il circolo dell'Anpi di Sovico-Macherio.